Da qualche tempo il nostro spazio “Tandem” ospita una serie di opere realizzate da Andreea Sofia aka Tom Jasper Tom, illustratrice formatasi all’Accademia di Belle Arti di Macerata. I suoi lavori destano l’attenzione dei nostri curiosi clienti, e così abbiamo pensato di intervistarla per scoprirne di più sul suo conto :)
Ciao Tom Jasper Tom! Non possiamo che iniziare la chiacchierata chiedendoti del tuo strambo nome d’arte.
La storia del mio nick nasce da Facebook. Dovevo aprire un link che mi interessava e per accedervi mi sono dovuta iscrivere. Non volevo usare il mio cognome e ho dovuto improvvisare… Il caso volle che a fianco al mio portatile c’era un Tom Tom Go. Il nome suonava bene ma dovevo cambiare qualcosa… Ci pensai un attimo e scelsi Tom Tom Tom. Smisi di usare Facebook per un po’ ma un giorno alcuni amici mi chiesero di postare le foto che feci per un workshop e da lì ho cominciato a usarlo. Come spesso accade in questi casi la gente finisce per chiamarti per strada col tuo nick “digitale” :) Ormai ero per tutti Tom! Volevo però cambiare qualcosina per rendere il tutto più particolare e più mio. Feci allora una piccola ricerca su Internet. Sapete come si chiamavano Tom e Jerry alle origini? Jasper e Jinx! Una volta scoperto, diventai Tom Jasper! Anche per i professori :).
Veniamo alle tue opere. Ci paiono molto eterogenee e caratterizzate da uno stile surreale e sarcastico. I collage ad esempio.
Ho avuto un periodo di down in cui mi pesava dipingere. Mi sono messa a fare dei collage quasi per scherzo, e ho capito subito che “funzionavano” e che realizzandoli riuscivo ad esprimermi. Inizialmente ritraevo me stessa in contesti spaziali :). Riguardo al mio essere surreale… Nel penultimo lavoro presentato in mostra al Voronoi di Tolentino mi è stato chiesto di realizzare 16 quadretti che illustrassero il viaggio di Kerouac. Avendo i tempi stretti ho cominciato a lavorare concentrandomi su questo progetto. Ecco, uno dei significati di “surreale” è “lavorare staccando la testa”, secondo i principi di Freud. E la cosa si lega alla mia concezione di collage. Leggo molto e mi piace “fare copia incolla” anche dai libri, mettere “in collage” spunti che mi vengono dalle letture e dalle conversazioni con le persone. Si tratta di un tentativo di approdare ad un surreale sarcasmo sociale, esplorando le relazioni tra artista e pubblico e intrecciando tematiche. I miei lavori possiedono un doppio significato che costringe lo spettatore a rinegoziare la propria percezione delle cose, scoprendo continuamente aspetti inediti e inattesi.
Sei poliedrica e sperimenti vari modalità di espressione artistica. Pensi che questa sia una tua cifra stilistica o nel corso degli anni finirai per specializzarti in una forma d’arte?
Non penso di specializzarmi in qualcosa, mi annoierei, quando ho più cose da fare sento che l’una aiuta l’altra. É una mia impronta essere casinista, surreale. Ogni tanto mi metto pure a fare le sculture. Se vario tiro fuori cose nuove. Guardo molto, sono curiosa, e mi piace intrecciare tecniche e materiali.
Cuci anche a mano! Le tua cartoline sono tra le creazioni che ricevono più complimenti nel nostro negozio.
L’idea è nata molti anni fa quando mi commissionarono un lavoro che aveva come tema le cicogne. Ho cominciato a bucare la carta e da lì ho pensato di cucirla. Dopo anni ho ripreso questa cosa che trovo diversa, creativa, capace di lanciarmi in un’altra dimensione. Quando ho lo stencil sotto, cucio, penso, mi rilasso, sto bene.
Realizzi inoltre illustrazioni per bambini e hai a che fare spesso con loro… Raccontaci di questo aspetto del tuo lavoro.
Mi piace osservare i bimbi, studiarli, fare le cose per loro, mi aprono la mente perché mi fanno sentire di nuovo bambina, è un dare e ricevere, insieme. Ho realizzato due progetti-libri per bambini con due cari amici scrittori: Jason Forbos e Serena Scolaro.
Ti salutiamo chiedendoti di Macerata. Cosa rappresenta per te. Ti ci vedi ancora nel futuro?
Perché no! Potrei rimanerci. Macerata è stata un’opportunità, è stato il luogo che mi ha fatto crescere da ogni punto di vista, umano, culturale, sociale. Sopratutto grazie all‘Accademia. Mi sentivo a casa, mi svegliamo la mattina e avevo voglia di andare in Accademia. Mi ha rimesso in carreggiata e ha dato un senso alla mia vita. Grazie all’arte trovo spunti, “fini”, obiettivi. Mi ha dato la spinta di fare qualcosa “per”. Ho trovato la mia strada artistica, che mi porta a raccontare per immagini, affidandomi al mio inconscio. La cosa cruciale è che tutto dipende da come percepisci la confusione.
Ora sbirciala su Behance! E pure su Instragram :)